Terzo rapporto Aifa vaccini Covid; Janssen; anticorpo VIR-7831

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Pubblicato dall’Aifa il Terzo Rapporto sulla Sorveglianza dei vaccini COVID-19 con i dati riferiti al periodo 27 dicembre – 26 marzo 2021.

46.237 le segnalazioni prevenute ad Aifa nel lasso di tempo considerato durante il quale sono state somministrate 9.068.349 dosi. Tasso di 510 segnalazioni ogni 100mila dosi. Il 92,7% per eventi non gravi, quindi 7,1% eventi gravi equivalenti a un tasso di segnalazione di 36 eventi per 100miloa dosi.

81% dei casi ha riguardato il vaccino Cominarty usato nel 68% delle somministrazioni; 17% Vaxzevria per il 27% delle somministrazioni; 2% Moderna sul 5% delle dosi somministrate.

Nell’87% dei casi le segnalazioni hanno riguardato eventi che si sono verificati il giorno della vaccinazione o il giorno successivo. AstraZeneca: “Si sono verificati, entro 2 settimane dalla vaccinazione, dei casi molto rari di trombi associati a bassi livelli di piastrine nel sangue. Su un totale di 62 casi inseriti in Eudravigilance in Italia sono stati segnalati 7 casi (con due decessi) di trombosi dei seni venosi intracranici (CSVT) fino al 22 marzo 2021 e 4 casi (con due decessi) di trombosi di più vasi sanguigni in sede atipica sui 24 inseriti nello stesso periodo nella rete di sorveglianza europea”.

Janssen

Ancora in merito ai vaccini Aifa con una nota del 15 aprile informa sulla valutazioni in corso presso il Prac dell’Ema dei casi di trombosi che si sono verificati negli Stati Uniti dopo vaccino Jannsen, dove finora sono state somministrate 6,9 milioni di dosi. Casi molto rari di trombosi del seno venoso cerebrale (CVST) associata a bassi livelli di piastrine (trombocitopenia).

Gli Usa hanno sospeso per ora la somministrazione e la stessa Janssen ha deciso di ritardare la distribuzione in UE, dove il vaccino è stato autorizzato l’11 marzo.

Anticorpo monoclonale VIR-7831

Aifa ha infine segnalato la revisione in atto presso Ema dell’anticorpo monoclonale VIR-7831 (noto anche come GSK4182136), dell’effetto nei pazienti Covid. Dai dati preliminari emerge una capacità di riduzione del rischio ricovero o morte dell’85%.

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